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MEANWHILE, SOMEWHERE IN SOUTH MPLS: A PURPLE STORM

PURPLE PILLS

PURPLE PILLS: click here! 💜

LAST STUFF PUT HERE

Click

 YOU ARE THE ARTIST

 

“THIS TOWN IS MY FREEDOM”

A WONDERFUL TRIP

 “Cosa sei andata a fare fino a Minneapolis?”

“Sono andata a cercare l’uomo, non la star”

COMING SOON ⬇️

PRINCE: HE’S BACK!

Blue Darkness

 

“Mettiti qui, vicino a me!” – mi dici, battendo il palmo della mano sul prato, dopo esserti seduto. 

“Eccomi, arrivo subito” – dico, mentre mi avvicino.

Poggio in terra la borsa. Mi siedo a gambe incrociate. L’erba è morbida. Profumata. Piccoli fiori gialli, ovunque. Un minuscolo ragno si sta arrampicando su uno stelo, che si piega, leggermente, sotto il suo peso.

Mi guardo intorno.

Guardo il grande prato verde che mi circonda. Il ciuffo di alberi in cima alla collinetta che ci sovrasta. Il lago Riley, più in basso. L’acqua di un blu profondo, quasi nero.

 

(il capitolo continua, all’interno del libro in preparazione)

CHI SIAMO

 SKIP, aka ALEXANDER NEVERMIND, aka JAMIE STARR, aka PETER BRAVESTRONG, aka Love Symbol, aka The Artist, aka…

(cambiano gli alias, ma è sempre lui):

Prince Rogers Nelson

 Maria Letizia Cerica: prinsologa, semplice voce narrante,  in queste pagine

MLC

ideatrice di questo blog

Prince Rogers Nelson

PRN

impossibile farne una descrizione in breve: per saperne di più, scendete nella pagina e leggete le notizie su di lui, le sue interviste ⬇️

PURPLE PILLS

STORIE, FRAMMENTI,RECENSIONI, IMMAGINI, VIDEO: TUTTI SU DI LUI, PRINCE ROGERS NELSON, IL NOSTRO SKIP, RACCONTATO NELLA SUA DIMENSIONE UMANA E TERRESTRE

Across the street from McDonald’s, Prince spies a smaller landmark. He points to a vacant corner phone booth and remembers a teenage fight with a strict and unforgiving father. ‘That’s where I called my dad and begged him to take me back after he kicked me out’- he begins softly – ‘He said no, so I called my sister and asked her to ask him. So she did, and afterward told me that all I had to do was call him back, tell him I was sorry, and he’s take me back. So I did, and he still said no. I sat crying at that phone booth for two hours. That’s the last time I cried’

(Neil Karlen, “Prince Talks”, Rolling Stone, 1985)

PERCHÉ QUESTO BLOG?

 Proviamo a raccontare un uomo straordinario, un artista visionario, un essere enigmatico: quello che è stato per tutta la sua vita Prince Rogers Nelson. Irrealistico anche solo pensare di riuscire a dire tutto di lui, a raccontarlo, a circoscriverlo in qualche modo, a definirlo in ogni sua parte. Qui dunque spargeremo solo frammenti, curiosità, gusci d’uovo, che cercheranno di dare un’idea di quello che è stato, di quello che ha rappresentato. Per tutti noi. Per quasi 40 anni. E oltre.

...have a purple day...

PURPLE PILLS

(ideato e realizzato da Maria Letizia Cerica)

(con abbondanti e generosi interventi dall’alto) ⬆️

PURPLE PILLS

DUDES ON FEEEEETUS!

GREAT, GREAT BLAST!
KEFLE & THE STORE'S GUY
DUDES ON FETUS
KEFLE & THE STORE'S GUY CHATTING
ME, FREAKING OUT AT FETUS
buyers at work
COUNTER, ON FETUS: "THE ONE" COUNTER
MY FAVORITE COUNTER
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Eye-liner

“C’est ce qu’ont bien compris ces animaux artistes qui se maquillent, les humains. Certains motifs du maquillage ne sont pas de pures inventions de l’imagination humaine, des créations arbitraires: ils sont bio-inspirés. Ils accentuent les pouvoirs éthologiques du survisage humain, ils stylisent encore nostre masque animal.

Les deux cas le plus nets sont justement deux amplifications de contraste pour accentuer l’intensité du regard.

La première technique est l’eye-liner. En accentuant le contraste entre pupille et fond de l’œil par l’ajout d’une enceinte féline sombre, il mime la profondeur du regard de la panthère (elle dispose de naissance de cette ligne noire autour de l’œil).

C’est exactement la même structure sombre/clair/sombre qu’utilise le masque naturel du loup.

Hommes et femmes de théâtre fardent de nuit le tour de l’œil avant de monter sur scène: ils savent depuis toujours que cela en accentue l’expressivité.

Mais cette technique a été inventée par l’evolution des millions d’années avant les acteurs, par la lignée des grands félins, comme par d’autres.

L’eye-liner trouve son origine historique dans la poudre de khôl qui fardait les yeux des Égyptiens des deux sexes. Cette filiation est un indice, un détail révélateur d’une filiation plus profonde, qu’on peut pister jusque dans nos salles de bains.

L’Égipte antique était familière des métis d’animaux et d’humains (avec ses dieux thériantropes, à têtes de fauves, d’oiseaux, de serpents…)

Cette culture antique était aussi familière des survisages de la panthère et de l’antilope: c’était leur faune quotidienne.

Et c’est de l’Égypte antique qui provient une part de notre tradition du maquillage des yeux: dessiner le tour de l’œil, comme on le voit sur les fresques, et probablement aussi assombrir les cils.

Il n’est pas imprudent de conjecturer que le trait de khôl égyptien, donc l’eye-liner, est une technique bio-inspirée qui confère volontairement à l’œil humain l’intensité du regard de la panthère. Une technique qui capture le même amplificateur de contraste que l’évolution a peint sur le survisage de grands félins.

Dans une culture où votre déesse a une tête de lionne, où les animaux ne sont pas des bestioles mais des divinités, prendre leur survisage pour modèle dans l’apprentissage d’une expressivité intensifiée fait parfaitement sens.

Jusqu’à aujourd’hui, même les plus obtus ressentent douloureusement la puissance esthétique d’un survisage de panthère.

La tradition antique y a puisé des leçons de beauté, au sens vivant: la beauté comme manière d’habiter une forme.”

Fonte: Baptiste Morizot, “Manières d’être vivant”, Actes Sud, 2020

LA VITA È FATTA DI FRAMMENTI

Frammenti, validi come premessa

Ho sempre ammirato quelli capaci di creare/vedere grandi sistemi, rispetto al mondo circostante. Quelli che riescono a far coincidere tutti i pezzi della loro cosmologia e tutto il loro universo, una volta completato il lavoro, arriva ad assumere connotati netti e precisi. Ascissa, ordinata. Tutto in ordine.

Non sono mai riuscita ad essere così.

Riesco a fissarmi solo sui particolari. L’universale da sempre mi sfugge.

Spesso anche i particolari – nel particolare – mi sfuggono: nel senso che riesco a focalizzarmi sui frammenti, sulle briciole. Passo ore ed ore a guardare le briciole di realtà, analizzandole a volte in modo ossessivo.

Se mi innamoro di un libro, di un film o di una serie, sono capace di guardare e riguardare decine, centinaia di volte una pagina, una scena, l’inclinazione di un viso, una risata, l’intonazione di una voce, come se tutte queste cose – assolutamente slegate dalla visione d’insieme di quell’opera – potessero improvvisamente spiegarmi il senso della vita.

Da quella briciola pretendo di arrivare alla visione d’insieme.

Penso che sia la strada più sbagliata per arrivare al panorama finale. Scendo verso il basso del mio personalissimo Mont Ventoux, sperando di arrivare a vedere un panorama elevato che avrebbe richiesto ben altra strada, ben altro coraggio visivo.

Metto insieme questi pezzi slegati tra loro, nell’assurda speranza che essi possano indicarmi la giusta via.

Sto lì ad accantonarli, li allineo – uno vicino all’altro – sperando che una bella mattina, dopo essermi alzata da un sonno ristoratore, l’illuminazione arriverà, subito dopo essermi stropicciata gli occhi.

Ecco perché non mi riesce di costruire vere storie. Non riesco ad inventare personaggi: riesco a parlare solo di quelli che esistono già e che – a mio parere – costituiscono un campionario sufficiente per uno scrittore.

È già tutto lì: basta armarsi di pazienza ed osservare, ascoltare, trascrivere. La realtà parla da sola.

Lo so, l’eterno dilemma: se l’artista sia specchio o lampada.

Sono specchio o lampada? Un fiammifero, forse.

Ho quaderni pieni di osservazioni sparse, scritte a mano su quaderni bellissimi (quelli sì).

Osservazioni che dovrebbero essere trascritte, riordinate, cercando di dare loro un verso.

E mentre so che questo sarebbe il lavoro a cui dare priorità, mi metto a scrivere una premessa come questa, all’interno della quale prometto di fare ciò che continuo a rimandare.

(e sempre a Petrarca torniamo: ai suoi buoni propositi irrealizzati)

Ma le premesse – si sa – sono bussole indispensabili. Per capire. Per orizzontarsi. Per procedere.

 

PICS FROM MPLS

Stanze del Midwest
...nove ore di viaggio, una notte che nella tua testa non lo è affatto e ti ritrovi a guardare fuori dalla finestra: ti ricordi all'improvviso che sei su un'isola, che quell'isola è in mezzo al Mississippi e che sei nella città di Skip...
Stanze del Midwest
Ed è guardando da quelle persiane che scopri per la prima volta il Mississippi, nella sua grandezza
Il Ponte 1
L'isola in mezzo al Mississippi è collegata alla terraferma da un antico ponte in ferro e legno. Da lì si vede scorrere l'acqua, destinata a percorrere migliaia di chilometri
Il ponte 2
Tra l'isola e la terraferma c'è questo ponte in ferro e legno. Sotto, scorre il Mississippi, placido, limaccioso. Lo osservi, mentre passa sotto i tuoi piedi, trascinandosi dietro qualche tronco raccolto durante il cammino.
Hennepin Bridge
Hennepin Bridge ha un carattere quasi metafisico: fa un salto acrobatico sul Mississippi e ti permette di guardarlo dall'alto, da spettatore minuscolo che immagina contemporaneamente anche altre presenze, oltre alla sua, in altri momenti, in altri tempi
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A LETTER

Dearest Tracy,

thank U 4 your letter. It’s a good feeling 2  know that one’s work is appreciated by others. It’s the main thing that keeps me working. And if I ever make a video with 10-year olds in ’em, you’re invited. (smile)

I would love a picture of you. Don’t worry about what they look like. I take bad pictures all time. I hope U like Purple Rain, it’s a good movie. But, don’t listen 2 the swear words.

Happy birthday, and don’t forget 2 say your prayers. God loves you.

Your Purple friend,

Prince”

...searchin' & findin' Skip in MPLS... (part I)

…sentire scorrere l’acqua, il potere calmante dell’acqua, avere a così breve distanza, praticamente a portata immediata di sguardo, una massa tanto imponente di acqua in continuo movimento, ha avuto su di me un forte potere ipnotico: sono andata di continuo a vederla. Solo chi è cresciuto accanto all’acqua può capirne il fascino irresistibile…

Have a Purple Day

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PILLOLE VIOLA CHE PARLANO DI LUI – DI SKIP – DEL SUO MONDO, DELLA SUA MUSICA

Alphabet St.

TALKING ABOUT SKIP

IL MIO ULTIMO LIBRO: "THE BEAUTIFUL PRINCE"

Have a Purple Day

A NEW NEW NEW STORY!

he's back!

PAGE ONE ONE

“Il tuo passato immaginato da me, il nostro supposto futuro” “C’è un tipo di rapporto, l’unico durevole, in cui è come se tra due esseri umani corresse un invisibile filo telegrafico. Dentro di me lo chiamo: ‘Il filo d’oro’ ” “Tutto ho raccolto di te briciole, frammenti, polvere, tracce, supposizioni, accenti restati in voci altrui, qualche grano di sabbia, una conchiglia, il tuo passato immaginato da me, il nostro supposto futuro, ciò che avrei voluto da te, ciò che mi avevi promesso, i miei sogni infantili, certe sciocche rime sulla giovinezza, un papavero sul ciglio di una strada polverosa” (coming soon)

PAGE TWO TWO

Gràphein, Oràn, Èchein “Cara signora Milena, la pioggia che durava da due giorni ed una notte è appena cessata, forse soltanto provvisoriamente, ma è certo un avvenimento degno di essere festeggiato ed io lo faccio, scrivendo a Lei” “Franz, sbagliato, F sbagliato, Tuo, sbagliato, non più, silenzio, bosco profondo” (coming soon)

SENDING/FINDING LOVE

To: Skip, somewhere-nowhere From: (It’s) me Object: need help&(possibly)love:right now! please-please-please, come here! Caro Skip-del-mio-cuor, here we are. Lo so. Sei lì da un po’, a prendere il sole, nel Giardino. Beatamente. Non vuoi seccature e - credimi - ti capisco benissimo. Le persone come me sono una bella rottura di maroni, come glisserebbe - e con ragione - mio figlio. Però. (coming soon)

IPSE DIXIT: CRUMBS FROM HIS INTERVIEWS

“It’s a combination of things. I think when one discovers himself, he discovers God. Or maybe it’s the other way around. I’m not sure…It’s hard to put into words. It’s a feeling – someone knows when they get it. That’s all I can really say”

(Neal Karlen, “Prince Talks”, 1985)

"Once I made it, got my first record contract, got my name on a piece of paper and a little money in my pocket, I was able to forgive. Once I was eating every day, I became a much nicer person" (1985)
MUSICIAN: And what’s your last name? Is it Nelson? PRINCE: I don’t know. (1983)
About Minnesota: “I was born here, unfortunately.” (1977)
"I believe in teachers, but not for me" (1979)
About concerts: “I really don’t have time to make the concerts" (1977)
“Do you get out much?” “No. Not really.” “What age range of young ladies do you like?” “It doesn’t matter.” (1979)
About studying music: "I’ve had about two lessons, but they didn’t help much" (1977)
"We won’t be able to use that. I hate wasting time. I want to hear that song on the radio" (1977)
About music:“I wanted to make a different-sounding record" (1977)
first time he saw his father performing on stage (Prince was a 5 years old boy): "He was up on stage and it was amazing. I remembered thinking, ’These people think my dad is great.’" (1982)
"I think society says if you’ve got a little black in you that’s what you are. I don’t" (Musician, 1983)
About being a performer: "I wanted to be part of that" (1977)
PRINCE: Probably take a long bath. I haven’t had one in a long time. I’m scared of hotel bathtubs. (‘quale sarà la prima cosa che farai, quando tornerai a Minneapolis?’) (‘con ogni probabilità, un lungo bagno, non ne ho fatto uno per parecchio tempo, mi spaventano le vasche da bagno degli hotel’) MUSICIAN: What do you fear? PRINCE: They just...a maid could walk in and see me.
About school: "To this day, I don’t use anything that they taught me. Get your jar, and dissect frogs and stuff like that" 1983

MY PODCASTS ABOUT HIM

 Segui il mio podcast su Spreaker: Spreaker: Mr. Nelson

 Segui il mio podcast su Spreaker: Prince, Rogers&me: Spreaker: Prince, Rogers&me

 Segui il mio podcast su Apple Podcast: Prince: a beautiful trip

Segui il mio podcast su Apple podcast: Apple podcast: Prince Rogers&me

LAST STUFF

#12 Positivity

In un mondo che vorrebbe ad ogni costo corrompere la nostra identità, la nostra anima, dobbiamo assolutamente resistere, rimanere noi stessi, evitare di svenderci.

Questo, il senso dell’imperativo finale che si trova in fondo a questa canzone: “Hold on to your soul!

Un tema trasversale in tutta la produzione di Prince. 

Ricorrente. 

A cadenze fisse, quasi fosse un ritornello: è stato declinato da lui in mille modi.

Mai contraddittori.

Sembra quasi impossibile da credere: in decenni di carriera, (quella di una delle più grandi star della musica rock di tutti i tempi), Prince ha messo periodicamente in guardia tutti noi dalle lusinghe del successo.

(forse si trattava anche di un messaggio diretto a se stesso)

Il successo e le sue pericoloso lusinghe.

Quella cima della montagna da raggiungere ad ogni costo. Per poter dire di essere arrivati. È invece proprio nel momento in cui si inizia la scalata, che si rinuncia alla propria anima.

Guai a svendersi. Guai a svendere la propria anima.

La figura di Spooky Electric – che arriva, centrale, nel bridge – sta a simboleggiare proprio questo: una specie di Satana ammaliante che ci fa quotidianamente il lavaggio del cervello (“it cuts like a knife and tries to get in you / this Spooky Electric sound”), quello stesso Spooky che ci spinge a scendere a qualsiasi compromesso, pur di arrivare, di raggiungere quella meta.

Prince ha affrontato spesso anche nelle interviste il tema del “vendere l’anima al diavolo” per ottenere il successo. Lui aveva capito quasi subito – giovanissimo – cosa era disposto a fare “per avere quella chiave”.

Quasi nulla, a dire il vero. Questa sua convinzione lo aveva animato fino alla fine della sua vita.

In una intervista concessa all’inizio dei Duemila a Jim Walsh del «St. Paul Pioneer Press» di Minneapolis, Prince aveva aggiunto, però un punto fermo sul tema. 

Su questo tema.

Walsh gli aveva chiesto – all’interno di una lettera aperta che aveva pubblicato sul suo giornale – di regalare al mondo un altro grande album, un successo colossale, degno di lui, in modo tale da riprendersi il posto che gli spettava, vista la sua importanza nella storia della musica mondiale.

Letta quella lettera, Prince lo aveva quasi immediatamente convocato a Paisley Park e lo aveva rimproverato per il suo contenuto.

Sono già stato in cima a quella montagna, Jim, e non c’è niente!” – aveva concluso, con il suo solito stile imaginifico.

Entriamo nel cuore di “Positivity”, allora, forti di questi punti fermi. 

Un brano carico di ritmo, ma anche essenziale, da un certo punto di vista. 

Ipnotico, senza alcun dubbio, come sanno essere ipnotici certi suoi pezzi che, di primo acchito, appaiono addirittura tanto semplici da sembrare banali.

Un funk. Con pesanti venature elettroniche.

(secondo me, le Menadi, le sacerdotesse di Dioniso, ballavano al ritmo del funk: non può essere che così, verrà fuori, prima o poi!)

Menadi danzanti

Non esiste, infatti,  un ritmo più trascinante e seduttivo di questo ed il ritmo funk è appunto l’ossatura stessa di questa canzone. 

Sulla ritmica è stato costruito l’intero brano. Una base strutturata a partire da una drum machine, sulla quale si appoggiano le intersezioni delle tastiere, gli interventi alle percussioni di Sheila E e gli inserti di chitarra solista.

Le voci.

Nei cori ritroviamo Sheila e Boni Boyer, oltre allo stesso Prince, mentre la sezione fiati ha l’ossatura solida dei due solisti utilizzati abitualmente da Prince in quei primi anni di NPG: Eric Leeds (al sassofono) ed Atlanta Bliss (alla tromba).

(Prince – come al solito – ha suonato tutto da solo, ad eccezione di pochi rimasugli ceduti ad altri e della sezione fiati)

La registrazione delle varie tracce di “Positivity” – che è anche il brano che chiude l’album Lovesexy – avviene a Paisley Park l’11 dicembre 1987, per quanto riguarda le sezioni eseguite dal solo Prince, mentre le sovraincisioni (cori, Sheila, fiati) vengono aggiunte pochi giorni dopo, il 9 gennaio, in una seduta a parte.

Prince non ha suonato spesso questo brano, nei suoi tour. 

Anzi: a partire dalla fine del Lovesexy Tour, lo ha eliminato per sempre dalle sue scalette.

Entriamo nel cuore di “Positivity”, nei suoi temi.

Positività può voler dire molte cose. Può fare riferimento ad un modo ottimistico di guardare alla vita, ma anche alla scelta di voler avere a tutti i costi un segno + (= fare i soldi, dunque) alla fine della propria giornata. 

Basta scegliere il senso giusto.

(“Have you had your plus sign today?”)

Può voler dire essere ossessionati dal raggiungimento dei propri obiettivi. Dall’essere presenti sulla scena ad ogni costo.

(“Do we mark you present, or do we mark you late?”)

La preoccupazione di Prince per la violenza diffusa nella società americana è stata anch’essa una costante.

(il motivo più importante alla base del quasi costante rifiuto che ha avuto per certa musica rap e per parte dell’hip/hop)

Ne parla ancora nella prima strofa.

(“Is that a good man/walking down that street with that money in his hand?/Is that a good man?/Why do you dog him?/ If that was your father, tell, me, would you dog him/ then?/ would you dog him?”)

L’insensatezza della violenza nelle strade: si insegue (e forse si uccide) un brav’uomo, solo perché ha con sé del denaro. Inseguiresti quell’uomo se fosse tuo padre? – si chiede Prince.

(“Is that all your gold?/ Where did it come from? What did you have to do?/Can you sleep nights?/Do you dream straight up or do you dream in W’s?”)

Si farebbe qualsiasi cosa, per denaro, senza pensarci troppo su. Senza che un rimorso, un pensiero agitino i sogni delle persone avide e senza scrupoli, che pensano solo ad accumulare ricchezze, senza farsi domande sulla loro provenienza.

Nella parte del bridge c’è sicuramente un riferimento – nemmeno troppo velato – alla sua adolescenza. Alla sua esperienza di ragazzo lasciato a badare a se stesso a dodici anni, senza che nessuno in particolare, tra i suoi familiari, si preoccupasse dei rischi ai quali si sarebbe potuto esporre.

Un riferimento all’importanza dell’istruzione per sottrarre i giovani alla strada e alla violenza.

(“Can a boy who drops out a school/ at 13 years of age/ answer the Q of life and death/ when it slaps him in the face?”)

Come può un ragazzino di soli tredici anni, che ha lasciato la scuola, rispondere alle domande sulla vita e la morte, nel momento in cui la vita stessa lo prende a pesci in faccia?

(“Who’s to blame when he’s got no place to go/and all he’s got is the sense to know/ that a life of crime ‘ll help him beat you in the race/ Help him beat you in the race”)

Di chi mai potrà essere la colpa, nel momento in cui non avrà un posto dove andare e tutto quello di cui è consapevole è che per poterti battere ha un’unica strada da percorrere: quella del crimine.

Arriva proprio a questo punto la figura mefistofelica di Spooky Electric, il grande seduttore di menti.

È lui, che ci si para davanti quasi all’improvviso, nel momento in cui Prince chiede al coro di ragazzi e ragazze di fargli da supporto, di cantare tutti insieme. 

(“you are the new kings of the world” – dice, riferendosi a loro, c’è molto sarcasmo in questa espressione)

Subito dopo, arriva la virata sulla realtà distopica. Sulla lettura della realtà circostante come una realtà distopica.

(“In every man’s life there will be an hang-up/ a whirlwind designed to slow you down/ it cuts like a knife and tries to get in you/ this Spooky Electric sound/give up if you want to and all is lost/Spooky Electric will be your boss”)

Nella vita di ognuno di noi ci sarà una specie di punto di non ritorno: Spooky Electric proverà con la sua opera di seduzione, con il suo lavaggio del cervello: se volete, potete anche arrendervi a tutto questo, ma poi sarà tutto perduto, badate bene!

(e qui, nemmeno tanto velatamente, c’è il riferimento alla società dominata dai mass-media: già allora, ma anche, a livello personale, c’era un attacco contro lo strapotere delle case di produzione discografica contro cui, di lì a poco, Prince avrebbe iniziato una lotta di carattere epico)

(“Call People magazine, Rolling Stone/ call your next of kin, cause you’re ass is gone”)

Chiama in tuo soccorso tutti quelli che puoi, anche i tuoi parenti più stretti: il tuo culo, infatti, è bello che andato.

(“He’s got a 57 mag with the price tag still on the side”)

Ha dalla sua la forza delle armi, appena comprate: hanno ancora il cartellino del prezzo attaccato da una parte.

(“ ‘cause when Spooky say dead, you better say died”)

Quando Spooky dice: ‘muori!’ Sarebbe molto meglio per te se avesse detto: ‘morto!’ ”

Però un’alternativa a tutto questo esiste. Prince stesso ce la indica.

(“Or you can fly high by Spooky and all that he crawls for/Spooky and all that he crawls for”)

Puoi tenerti bene alla larga da Spooky, volare alto, rispetto a lui e rispetto a tutto ciò per cui striscia.

(non usa metafore complicate, in questo caso: tutto molto chiaro, smettetela di farvi ingannare da quel serpente, da quel verme)

(“Dont kiss the beast!”)

Spooky è come Satana: evitate di innamorarvi di lui!

Quali sono le alternative?

Love and honesty, peace and harmony”, I “pezzi forti” con cui Prince, all’interno di Lovesexy, intendeva sostituire la fase dark e pericolosa rappresentata dal Black Album.

Ed ecco che – proprio inconclusione – arriva l’imperativo:

Hold on to your soul, you got a long way to go”: tieniti stretta la tua anima, hai ancora molta strada da fare, davanti a te.

Fonti:

-princevault.com

– Jim Walsh, «St. Paul Pioneer Press»

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marialetiziacerica

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Lillian Morgan

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