Siamo sempre a Minneapolis.
In giro per la città insieme a loro, Prince e Neal.
Estate del 1985.
La prima intervista concessa da Prince dopo anni di silenzio. Ad uno della sua città. Ad uno della sua stessa età. Ad uno che ha sogni sul futuro molto simili ai suoi.
Uno che ti capisce, perché conosce le sottili sfumature del linguaggio e della stratigrafia della città in cui sei nato e cresciuto.
Uno di cui (forse) ci si può fidare.
(raro che Prince lo faccia con qualcuno)
Si fida. Avrebbe continuato a fidarsi di lui nel tempo, nei decenni. Uno dei pochi.
Nel corso di quel loro lungo giro per la città, sarebbe arrivata quasi improvvisa da Prince una delle confessioni più drammatiche che abbia mai fatto a qualcuno.
(e non ne avrebbe più fatte di simili a qualcun altro, negli anni successivi, fatta eccezione per qualche passaggio di una lunga chiacchierata con Spike Lee negli anni Novanta)
Una storia uscita fuori quasi all’improvviso, ma così drammatica che la prima volta in cui ho letto quelle sua parole, così scarne, così attentamente soppesate, così cariche di dolore represso, non ho dormito, poi, per l’inquietudine che esse avevano generato in me.
Mi sembrava impossibile che un padre potesse arrivare a tanto con suo figlio.
Poi – solo poi – ho capito che non era una cosa così rara negli States di quegli anni. Specie nei quartieri di periferia, dove spesso le madri si ritrovavano a crescere da sole i loro figli ed i padri dimenticavano di essere tali senza farsi tanti problemi.
Andiamo alla chiacchierata del 1985.
Ci renderemo conto che Prince si fida del suo interlocutore, ma, dopo essere uscito allo scoperto, sente subito il bisogno di smorzare i toni.
Dopo aver ammesso e narrato la violenza subìta a quindici anni, sente anche l’impulso di ammorbidirla, la smussa, arriva anche a giustificare i soprusi di suo padre. A dare loro una spiegazione razionale.
(come capita a tutte le vittime di abusi, quelle che hanno dovuto metabolizzare traumi profondi: si sentono colpevoli per quello che hanno subìto, prendono su di sé il peso degli eventi, perché scusare un genitore peserebbe molto di più, percepire se stessi come colpevoli dà più sollievo)
(per poter sopravvivere, hanno bisogno di dare un senso a ciò che è capitato loro e nell’economia interna trovano più facile individuare una colpa in se stessi: più semplice da gestire, almeno nell’immediato)
Senza che entri troppo nei dettagli, lavorando soprattutto per ellissi, Prince fa uscire con un soffio parole che ci lasciano capire dove si sia spinto l’abisso per un ragazzino di appena quindici anni.
Riprendiamo dal racconto di Neal Karlen, ripartiamo dalle sue parole:
“He turns onto Plymouth, the North Side’s main strip. When Martin Luther King got shot, it was Plymouth Avenue that burned”
(Plymout Avenue, era allora una delle arterie più importanti di Minneapolis, quella in cui era già esplosa la rabbia della gente di colore, nel 1967 e subito dopo l’uccisione di Martin Luther King: Prince sta guidando tranquillo la sua macchina verso il suo vecchio quartiere)
Arrivano nelle vicinanze di un McDonald’s.
Comincia il racconto.
Parte dalla narrazione di una condizione di povertà dolorosa, molto sofferta, per quel giovane ragazzo.
“We used to go to that McDonald’s there” – he says – “I didn’t have any money, so I’d just stand outside there and smell stuff. Poverty makes people angry, brings out their worst side. I was very bitter when I was young. I was insecure and I’d attack anybody. I couldn’t keep a girlfriend for two weeks. We’d argue about anything”
(sei un ragazzino senza soldi per mangiare, che può permettersi di annusare soltanto l’odore di un panino, fuori dal Mac, non potendone acquistare uno: ‘la povertà rende le persone arrabbiate, tira fuori il loro lato peggiore. Ero davvero amareggiato quando ero giovane, ero insicuro ed avrei aggredito chiunque, non riuscivo a tenermi una ragazza per due settimane, litigavamo su tutto’)
Inizia poi la parte più dura del racconto:
(una parte che contrasta con la scena apparentemente serena dei festeggiamenti del sessantanovesimo compleanno del vecchio John, raccontata più sotto, i due piani temporali ed esistenziali stridono pesantemente, intersecandosi tra loro)
“Across the street from McDonald’s, Prince spies a smaller landmark. He points to a vacant corner phone booth and remembers a teenage fight with a strict and unforgiving father”
(dall’altra parte della strada, rispetto al McDonald’s, Prince osserva un punto preciso, indica una cabina telefonica e ricorda una lite adolescenziale con un padre severo e spietato)
“That’s where I called my dad and begged him to take me back after he kicked me out” – he begins softly – “He said no, so I called my sister and asked her to ask him. So she did, and afterward told me that all I had to do was call him back, tell him I was sorry, and he’s take me back. So I did, and he still said no. I sat crying at that phone booth for two hours. That’s the last time I cried”
(traduzione letterale: [Prince indica la cabina telefonica e dice:] “Lì è dove ho chiamato mio padre e l’ho implorato di riprendermi dopo che mi aveva cacciato” – [Prince] inizia [a raccontare] con un soffio di voce – “Lui mi ha risposto di no, così ho chiamato mia sorella e le ho chiesto di chiedergli [di riprendermi]. Così lei l’ha fatto e dopo mi ha detto che tutto quello che dovevo fare era di richiamarlo, di dirgli che ero dispiaciuto e lui mi avrebbe ripreso con sé. Così l’ho fatto e lui ha detto di no un’altra volta. Mi sono seduto a piangere in quella cabina telefonica per due ore. È stata l’ultima volta che ho pianto”
Nulla da aggiungere a queste parole. Dicono tutto da sole.
“In the years between that phone-booth breakdown and today’s pool game came forgiveness”
(negli anni compresi tra ciò che è accaduto nella cabina telefonica e la partita di biliardo di oggi [giorno del compleanno del vecchio John] è arrivato il perdono)
(pensiero mio – del tutto personale e non oggettivo: non è affatto vero)
“Says Prince”:
“Once I made it, got my first record contract, got my name on a piece of paper and a little money in my pocket, I was able to forgive. Once I was eating every day, I became a much nicer person”
(‘una volta che sono riuscito ad arrivare, ad avere il mio primo contratto, ad avere il mio nome su un pezzo di carta ed un po’ di soldi in tasca, sono stato in grado di perdonare, non appena sono stato in grado di mangiare tutti i giorni, sono diventato una persona molto più gentile’)
(ecco: ci stiamo avvicinando alla verità, forse)
(ma è ancora edulcorata, molto edulcorata)
“But it took many more years for the son to understand what a jazzman father needed to survive. Prince figured it out when he moved into his purple house”
(razionalizzare le cose ci serve a sopravvivere = mia considerazione)
(“ci sono voluti molti altri anni perché il figlio capisse quello di cui aveva bisogno un padre jazzista per sopravvivere”)
(secondo Karlen, che prende per buona la successiva ed inevitabile precisazione di Prince, è stata tutta colpa degli spazi di cui il vecchio John aveva bisogno a quei tempi per comporre e suonare in santa pace, senza essere disturbato, e non perché fosse una persona arida, incapace di prendersi cura di suo figlio)
“I can be upstairs at the piano, and Rande [his cook] can come in” – he says – “Her footsteps will be in a different time, and it’s real weird when you hear something that’s a totally different rhythm than what you’re playing. A lot of times that’s mistaken for conceit or not having a heart. But it’s not. And my dad’s the same way, and that’s why it was hard for him to live with anybody. I didn’t realize that until recently. When he was working or thinking, he had a private pulse going constantly inside him. I don’t know, your bloodstream beats differently”
(attenzione alle parole che Prince usa per normalizzare la sua sofferenza di adolescente, per darle quel senso che le era mancato fino a quel punto, per giustificare il comportamento di suo padre nei suoi confronti:)
(parte da se stesso, dalle sue manie, per arrivare a comprendere le follie di suo padre e – come capiterà spesso quando parlerà di lui – i piani si confondono: in seguito qualche volta Prince avrebbe utilizzato espressioni come ‘siamo la stessa persona’, riferendosi al vecchio John, per creare paralleli irreali, ma importanti per lui)
“Mi capita di trovarmi al piano di sopra al pianoforte e Rande [il suo cuoco] entra, i suoi passi avranno un tempo differente ed è davvero strano sentire qualcosa che risulti totalmente diverso da quello che stai suonando in quel momento. Molte volte tutto questo viene scambiato per presunzione o per mancanza di cuore. Ma non è così. E per mio padre è la stessa cosa e questo perché era difficile per lui vivere con qualcuno. Non me ne ero reso conto fino a poco tempo fa. Quando stava componendo o pensando, aveva un battito tutto suo che gli pulsava dentro in continuazione. Non so, il tuo flusso sanguigno pompa in modo diverso”
(compensazione, questa sconosciuta)
“Prince pulls the T-Bird into an alley behind a street of neat frame houses, stops behind a wooden one-car garage and rolls down the window”
(Prince entra con la Thunder Bird in un vicolo che si trova immediatamente dietro ad una schiera di case di legno dall’aspetto ordinato, si ferma accanto ad un garage di legno e tira giù il finestrino)
(siamo appena arrivati a casa del vecchio John)
“Relaxing against a tree is a man who looks like Cab Calloway”
([seduto] a rilassarsi accanto ad un albero c’è un uomo che somiglia a Cab Calloway)
(fan de I Blues Brothers, astenersi dai commenti, please!)
“Dressed in a crisp white suit, collar and tie, a trim and smiling John Nelson adjusts his best cuff links and waves”
(abito bianco, cravatta, curato e sorridente, John Nelson si aggiusta i gemelli)
(tutte cose che sono arrivate da lui grazie al successo di suo figlio, che gli permette di avere in quel momento una vita rilassata, mai conosciuta prima)
“Happy birthday” – says the son.
“Thanks” – says the father, laughing.
“Nelson says he’s not even allowing himself a piece of cake on his birthday”
(è il suo compleanno, ma non si concederà il lusso di mangiare un pezzo di torta)
“No, not this year” – he says with a shake of the head.
(non quest’anno, dice, scuotendo la testa)
“Pointing at his son, Nelson continues”
(indicando suo figlio dice:)
“I’m trying to take off ten pounds I put on while visiting him in Los Angeles. He eats like I want to eat, but exercises, which I certainly don’t”
(“sto tentando di buttare via i quattro chili che ho messo su durante la visita che gli ho fatto a LA: lui mangia quanto vuole, perché fa esercizio, cosa che di sicuro io non faccio”)
“Father then asks son if maybe he should drive himself to the pool game so he won’t have to be hauled all the way back afterward”
(il vecchio John poi chiede a suo figlio che ognuno vada con la sua macchina, in modo tale che possa tornare a casa quando vuole)
Prince says okay, and Nelson, chuckling, says to the stranger
(Prince si dice d’accordo e quindi il vecchio John si rivolge all’ospite appena arrivato con suo figlio)
“Hey, let me show you what I got for my birthday two years ago”
(hey, voglio farti vedere quello che ho ricevuto per il mio compleanno un paio di anni fa)
“He goes over to the garage and gives a tug on the door handle. Squeezed inside is a customized deep-purple BMW”
(va verso il garage, tocca la maniglia: infilata lì dentro c’è una BMW personalizzata di colore viola scuro)
“On the rear seat is a copy of Prince’s latest LP, Around the World in a Day. While the old man gingerly back the car out, Prince smiles”
(sul sedile posteriore c’è una copia dell’ultimo album di Prince, Around The World in a Day. Mentre il vecchio fa retromarcia con molta cautela, Prince sorride)
“He never drives that thing. He’s afraid it’s going to get dented”
(“Non guida mai quella cosa. Ha paura di ammaccarla”)
“Looking at his own white T-Bird, Prince goes on:”
(Prince dà un’occhiata alla sua T-Bird, quella che apparteneva proprio a suo padre, quella che lui continua ad usare per andarsene in giro per la città)
“He’s always been that way. My father gave me this a few years ago. He bought it new in 1966. There were only 22,000 miles on it when I got it”
(“è sempre stato così: mio padre me l’ha data qualche anno fa, l’aveva comprata nuova nel 1966 e quando l’ho presa aveva percorso solo 36000 chilometri”)
An ignition turns.
(il motore parte)
“Wait!” – calls Prince, remembering something.
(“Aspetta!” – gli dice Prince, ricordandosi di qualcosa)
“He grabs a tape off the T-Bird seat and yells to his father”
(afferra una cassetta dal sedile della T-Bird e grida a suo padre:)
“I got something for you to listen to. Lisa [Coleman] and Wendy [Melvoin] have been working on these in LA”
(“ho qualcosa da farti ascoltare: Lisa e Wendy hanno lavorato su queste cose a LA”)
“Prince throws the tape, which the two female members of his band have mixed, and his father catches it with one hand. Nelson nods okay and pulls his car behind his son’s in the alley”
(Prince lancia la cassetta a suo padre, che la afferra con una mano. Il vecchio John fa cenno di sì con la testa e mette la sua macchina nel vicolo dietro quella di suo figlio)
“Closely tailing Prince through North Minneapolis, he waves and smiles whenever we look back. It’s impossible to believe that the gun-toting geezer in Purple Rain was modeled after John Nelson”
(mentre segue da vicino Prince attraverso North Minneapolis, saluta e sorride ogni volta che guardiamo indietro: sembra impossibile da credere che il vecchio armato di pistola in Purple Rain sia stato modellato sul vecchio John)
“That stuff about my dad was part of [director-cowriter] Al Magnoli’s story” – Prince explains
(probabile bugia di Prince: la roba che nel film parla del padre del protagonista faceva parte della storia di Al Magnoli, secondo lui)
(in realtà – pistola a parte – il vecchio John era stato violento con suo figlio)
“We used parts of my past and present to make the story pop more, but it was a story. My dad wouldn’t have nothing to do with guns. He never swore, still doesn’t and never drinks” – Prince looks in his rearview mirror at the car tailing him.
(“abbiamo utilizzato parti del mio passato e del mio presente per far risaltare di più la storia, ma era una storia: mio padre non avrebbe mai avuto a che fare con le armi, non ha mai detto parolacce in vita sua e non beve mai” – dice Prince mentre guarda lo specchietto retrovisore e la macchina dietro di lui)
“He don’t look sixty-nine, do he? He’s so cool. He’s got girlfriends, lots of ’em”
(qui quasi si confondono i piani tra i due: “non sembra uno di sessantanove anni, non è così? è così cool, ha delle ragazze, in quantità!”)
“Prince drives alongside two black kids walking their bikes”
(Prince guida accanto a due ragazzini che stanno andando in bici)
“Hey, Prince” – says one casually.
“Hey” – says the driver with a nod – “how you doing?”
(“Hey Prince” – dice uno con disinvoltura, “Hey, come va?” – risponde il guidatore, con un cenno del capo)
“Passing by old neighbors watering their lawns and shooting hoops, the North Side’s favorite son talks about his hometown”
(passando accanto ai vecchi vicini che innaffiano i loro prati e fanno tiri a canestro, il figlio prediletto di North Minneapolis parla della sua città natale:”)
“I wouldn’t move, just cuz I like it here so much. I can go out and not get jumped on. It feels good not to be hassled when I dance, which I do a lot”
(“non mi sposterei mai, solo perché mi piace così tanto qui: posso uscire senza che mi saltino addosso; è bello non essere disturbati quando si va a ballare, cosa che mi capita parecchio di fare”)
“It’s not a think of everybody saying: ‘Whoa, who’s out with who here?’ while photographers flash their bulbs in your face”
(“non è la situazione in cui tutti dicono: ‘Uau, chi è uscito con chi, qui?’ – mentre i fotografi ti fanno esplodere i flash in faccia”)
(continua)
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