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MEANWHILE, SOMEWHERE IN SOUTH MPLS: A PURPLE STORM

PURPLE PILLS

PURPLE PILLS: click here! 💜

LAST STUFF PUT HERE

Click

 YOU ARE THE ARTIST

 

“THIS TOWN IS MY FREEDOM”

A WONDERFUL TRIP

 “Cosa sei andata a fare fino a Minneapolis?”

“Sono andata a cercare l’uomo, non la star”

COMING SOON ⬇️

PRINCE: HE’S BACK!

Blue Darkness

 

“Mettiti qui, vicino a me!” – mi dici, battendo il palmo della mano sul prato, dopo esserti seduto. 

“Eccomi, arrivo subito” – dico, mentre mi avvicino.

Poggio in terra la borsa. Mi siedo a gambe incrociate. L’erba è morbida. Profumata. Piccoli fiori gialli, ovunque. Un minuscolo ragno si sta arrampicando su uno stelo, che si piega, leggermente, sotto il suo peso.

Mi guardo intorno.

Guardo il grande prato verde che mi circonda. Il ciuffo di alberi in cima alla collinetta che ci sovrasta. Il lago Riley, più in basso. L’acqua di un blu profondo, quasi nero.

 

(il capitolo continua, all’interno del libro in preparazione)

CHI SIAMO

 SKIP, aka ALEXANDER NEVERMIND, aka JAMIE STARR, aka PETER BRAVESTRONG, aka Love Symbol, aka The Artist, aka…

(cambiano gli alias, ma è sempre lui):

Prince Rogers Nelson

 Maria Letizia Cerica: prinsologa, semplice voce narrante,  in queste pagine

MLC

ideatrice di questo blog

Prince Rogers Nelson

PRN

impossibile farne una descrizione in breve: per saperne di più, scendete nella pagina e leggete le notizie su di lui, le sue interviste ⬇️

PURPLE PILLS

STORIE, FRAMMENTI,RECENSIONI, IMMAGINI, VIDEO: TUTTI SU DI LUI, PRINCE ROGERS NELSON, IL NOSTRO SKIP, RACCONTATO NELLA SUA DIMENSIONE UMANA E TERRESTRE

Across the street from McDonald’s, Prince spies a smaller landmark. He points to a vacant corner phone booth and remembers a teenage fight with a strict and unforgiving father. ‘That’s where I called my dad and begged him to take me back after he kicked me out’- he begins softly – ‘He said no, so I called my sister and asked her to ask him. So she did, and afterward told me that all I had to do was call him back, tell him I was sorry, and he’s take me back. So I did, and he still said no. I sat crying at that phone booth for two hours. That’s the last time I cried’

(Neil Karlen, “Prince Talks”, Rolling Stone, 1985)

PERCHÉ QUESTO BLOG?

 Proviamo a raccontare un uomo straordinario, un artista visionario, un essere enigmatico: quello che è stato per tutta la sua vita Prince Rogers Nelson. Irrealistico anche solo pensare di riuscire a dire tutto di lui, a raccontarlo, a circoscriverlo in qualche modo, a definirlo in ogni sua parte. Qui dunque spargeremo solo frammenti, curiosità, gusci d’uovo, che cercheranno di dare un’idea di quello che è stato, di quello che ha rappresentato. Per tutti noi. Per quasi 40 anni. E oltre.

...have a purple day...

PURPLE PILLS

(ideato e realizzato da Maria Letizia Cerica)

(con abbondanti e generosi interventi dall’alto) ⬆️

PURPLE PILLS

DUDES ON FEEEEETUS!

GREAT, GREAT BLAST!
KEFLE & THE STORE'S GUY
DUDES ON FETUS
KEFLE & THE STORE'S GUY CHATTING
ME, FREAKING OUT AT FETUS
buyers at work
COUNTER, ON FETUS: "THE ONE" COUNTER
MY FAVORITE COUNTER
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Eye-liner

“C’est ce qu’ont bien compris ces animaux artistes qui se maquillent, les humains. Certains motifs du maquillage ne sont pas de pures inventions de l’imagination humaine, des créations arbitraires: ils sont bio-inspirés. Ils accentuent les pouvoirs éthologiques du survisage humain, ils stylisent encore nostre masque animal.

Les deux cas le plus nets sont justement deux amplifications de contraste pour accentuer l’intensité du regard.

La première technique est l’eye-liner. En accentuant le contraste entre pupille et fond de l’œil par l’ajout d’une enceinte féline sombre, il mime la profondeur du regard de la panthère (elle dispose de naissance de cette ligne noire autour de l’œil).

C’est exactement la même structure sombre/clair/sombre qu’utilise le masque naturel du loup.

Hommes et femmes de théâtre fardent de nuit le tour de l’œil avant de monter sur scène: ils savent depuis toujours que cela en accentue l’expressivité.

Mais cette technique a été inventée par l’evolution des millions d’années avant les acteurs, par la lignée des grands félins, comme par d’autres.

L’eye-liner trouve son origine historique dans la poudre de khôl qui fardait les yeux des Égyptiens des deux sexes. Cette filiation est un indice, un détail révélateur d’une filiation plus profonde, qu’on peut pister jusque dans nos salles de bains.

L’Égipte antique était familière des métis d’animaux et d’humains (avec ses dieux thériantropes, à têtes de fauves, d’oiseaux, de serpents…)

Cette culture antique était aussi familière des survisages de la panthère et de l’antilope: c’était leur faune quotidienne.

Et c’est de l’Égypte antique qui provient une part de notre tradition du maquillage des yeux: dessiner le tour de l’œil, comme on le voit sur les fresques, et probablement aussi assombrir les cils.

Il n’est pas imprudent de conjecturer que le trait de khôl égyptien, donc l’eye-liner, est une technique bio-inspirée qui confère volontairement à l’œil humain l’intensité du regard de la panthère. Une technique qui capture le même amplificateur de contraste que l’évolution a peint sur le survisage de grands félins.

Dans une culture où votre déesse a une tête de lionne, où les animaux ne sont pas des bestioles mais des divinités, prendre leur survisage pour modèle dans l’apprentissage d’une expressivité intensifiée fait parfaitement sens.

Jusqu’à aujourd’hui, même les plus obtus ressentent douloureusement la puissance esthétique d’un survisage de panthère.

La tradition antique y a puisé des leçons de beauté, au sens vivant: la beauté comme manière d’habiter une forme.”

Fonte: Baptiste Morizot, “Manières d’être vivant”, Actes Sud, 2020

LA VITA È FATTA DI FRAMMENTI

Frammenti, validi come premessa

Ho sempre ammirato quelli capaci di creare/vedere grandi sistemi, rispetto al mondo circostante. Quelli che riescono a far coincidere tutti i pezzi della loro cosmologia e tutto il loro universo, una volta completato il lavoro, arriva ad assumere connotati netti e precisi. Ascissa, ordinata. Tutto in ordine.

Non sono mai riuscita ad essere così.

Riesco a fissarmi solo sui particolari. L’universale da sempre mi sfugge.

Spesso anche i particolari – nel particolare – mi sfuggono: nel senso che riesco a focalizzarmi sui frammenti, sulle briciole. Passo ore ed ore a guardare le briciole di realtà, analizzandole a volte in modo ossessivo.

Se mi innamoro di un libro, di un film o di una serie, sono capace di guardare e riguardare decine, centinaia di volte una pagina, una scena, l’inclinazione di un viso, una risata, l’intonazione di una voce, come se tutte queste cose – assolutamente slegate dalla visione d’insieme di quell’opera – potessero improvvisamente spiegarmi il senso della vita.

Da quella briciola pretendo di arrivare alla visione d’insieme.

Penso che sia la strada più sbagliata per arrivare al panorama finale. Scendo verso il basso del mio personalissimo Mont Ventoux, sperando di arrivare a vedere un panorama elevato che avrebbe richiesto ben altra strada, ben altro coraggio visivo.

Metto insieme questi pezzi slegati tra loro, nell’assurda speranza che essi possano indicarmi la giusta via.

Sto lì ad accantonarli, li allineo – uno vicino all’altro – sperando che una bella mattina, dopo essermi alzata da un sonno ristoratore, l’illuminazione arriverà, subito dopo essermi stropicciata gli occhi.

Ecco perché non mi riesce di costruire vere storie. Non riesco ad inventare personaggi: riesco a parlare solo di quelli che esistono già e che – a mio parere – costituiscono un campionario sufficiente per uno scrittore.

È già tutto lì: basta armarsi di pazienza ed osservare, ascoltare, trascrivere. La realtà parla da sola.

Lo so, l’eterno dilemma: se l’artista sia specchio o lampada.

Sono specchio o lampada? Un fiammifero, forse.

Ho quaderni pieni di osservazioni sparse, scritte a mano su quaderni bellissimi (quelli sì).

Osservazioni che dovrebbero essere trascritte, riordinate, cercando di dare loro un verso.

E mentre so che questo sarebbe il lavoro a cui dare priorità, mi metto a scrivere una premessa come questa, all’interno della quale prometto di fare ciò che continuo a rimandare.

(e sempre a Petrarca torniamo: ai suoi buoni propositi irrealizzati)

Ma le premesse – si sa – sono bussole indispensabili. Per capire. Per orizzontarsi. Per procedere.

 

PICS FROM MPLS

Stanze del Midwest
...nove ore di viaggio, una notte che nella tua testa non lo è affatto e ti ritrovi a guardare fuori dalla finestra: ti ricordi all'improvviso che sei su un'isola, che quell'isola è in mezzo al Mississippi e che sei nella città di Skip...
Stanze del Midwest
Ed è guardando da quelle persiane che scopri per la prima volta il Mississippi, nella sua grandezza
Il Ponte 1
L'isola in mezzo al Mississippi è collegata alla terraferma da un antico ponte in ferro e legno. Da lì si vede scorrere l'acqua, destinata a percorrere migliaia di chilometri
Il ponte 2
Tra l'isola e la terraferma c'è questo ponte in ferro e legno. Sotto, scorre il Mississippi, placido, limaccioso. Lo osservi, mentre passa sotto i tuoi piedi, trascinandosi dietro qualche tronco raccolto durante il cammino.
Hennepin Bridge
Hennepin Bridge ha un carattere quasi metafisico: fa un salto acrobatico sul Mississippi e ti permette di guardarlo dall'alto, da spettatore minuscolo che immagina contemporaneamente anche altre presenze, oltre alla sua, in altri momenti, in altri tempi
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A LETTER

Dearest Tracy,

thank U 4 your letter. It’s a good feeling 2  know that one’s work is appreciated by others. It’s the main thing that keeps me working. And if I ever make a video with 10-year olds in ’em, you’re invited. (smile)

I would love a picture of you. Don’t worry about what they look like. I take bad pictures all time. I hope U like Purple Rain, it’s a good movie. But, don’t listen 2 the swear words.

Happy birthday, and don’t forget 2 say your prayers. God loves you.

Your Purple friend,

Prince”

...searchin' & findin' Skip in MPLS... (part I)

…sentire scorrere l’acqua, il potere calmante dell’acqua, avere a così breve distanza, praticamente a portata immediata di sguardo, una massa tanto imponente di acqua in continuo movimento, ha avuto su di me un forte potere ipnotico: sono andata di continuo a vederla. Solo chi è cresciuto accanto all’acqua può capirne il fascino irresistibile…

Have a Purple Day

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PILLOLE VIOLA CHE PARLANO DI LUI – DI SKIP – DEL SUO MONDO, DELLA SUA MUSICA

Alphabet St.

TALKING ABOUT SKIP

IL MIO ULTIMO LIBRO: "THE BEAUTIFUL PRINCE"

Have a Purple Day

A NEW NEW NEW STORY!

he's back!

PAGE ONE ONE

“Il tuo passato immaginato da me, il nostro supposto futuro” “C’è un tipo di rapporto, l’unico durevole, in cui è come se tra due esseri umani corresse un invisibile filo telegrafico. Dentro di me lo chiamo: ‘Il filo d’oro’ ” “Tutto ho raccolto di te briciole, frammenti, polvere, tracce, supposizioni, accenti restati in voci altrui, qualche grano di sabbia, una conchiglia, il tuo passato immaginato da me, il nostro supposto futuro, ciò che avrei voluto da te, ciò che mi avevi promesso, i miei sogni infantili, certe sciocche rime sulla giovinezza, un papavero sul ciglio di una strada polverosa” (coming soon)

PAGE TWO TWO

Gràphein, Oràn, Èchein “Cara signora Milena, la pioggia che durava da due giorni ed una notte è appena cessata, forse soltanto provvisoriamente, ma è certo un avvenimento degno di essere festeggiato ed io lo faccio, scrivendo a Lei” “Franz, sbagliato, F sbagliato, Tuo, sbagliato, non più, silenzio, bosco profondo” (coming soon)

SENDING/FINDING LOVE

To: Skip, somewhere-nowhere From: (It’s) me Object: need help&(possibly)love:right now! please-please-please, come here! Caro Skip-del-mio-cuor, here we are. Lo so. Sei lì da un po’, a prendere il sole, nel Giardino. Beatamente. Non vuoi seccature e - credimi - ti capisco benissimo. Le persone come me sono una bella rottura di maroni, come glisserebbe - e con ragione - mio figlio. Però. (coming soon)

IPSE DIXIT: CRUMBS FROM HIS INTERVIEWS

“It’s a combination of things. I think when one discovers himself, he discovers God. Or maybe it’s the other way around. I’m not sure…It’s hard to put into words. It’s a feeling – someone knows when they get it. That’s all I can really say”

(Neal Karlen, “Prince Talks”, 1985)

"Once I made it, got my first record contract, got my name on a piece of paper and a little money in my pocket, I was able to forgive. Once I was eating every day, I became a much nicer person" (1985)
MUSICIAN: And what’s your last name? Is it Nelson? PRINCE: I don’t know. (1983)
About Minnesota: “I was born here, unfortunately.” (1977)
"I believe in teachers, but not for me" (1979)
About concerts: “I really don’t have time to make the concerts" (1977)
“Do you get out much?” “No. Not really.” “What age range of young ladies do you like?” “It doesn’t matter.” (1979)
About studying music: "I’ve had about two lessons, but they didn’t help much" (1977)
"We won’t be able to use that. I hate wasting time. I want to hear that song on the radio" (1977)
About music:“I wanted to make a different-sounding record" (1977)
first time he saw his father performing on stage (Prince was a 5 years old boy): "He was up on stage and it was amazing. I remembered thinking, ’These people think my dad is great.’" (1982)
"I think society says if you’ve got a little black in you that’s what you are. I don’t" (Musician, 1983)
About being a performer: "I wanted to be part of that" (1977)
PRINCE: Probably take a long bath. I haven’t had one in a long time. I’m scared of hotel bathtubs. (‘quale sarà la prima cosa che farai, quando tornerai a Minneapolis?’) (‘con ogni probabilità, un lungo bagno, non ne ho fatto uno per parecchio tempo, mi spaventano le vasche da bagno degli hotel’) MUSICIAN: What do you fear? PRINCE: They just...a maid could walk in and see me.
About school: "To this day, I don’t use anything that they taught me. Get your jar, and dissect frogs and stuff like that" 1983

MY PODCASTS ABOUT HIM

 Segui il mio podcast su Spreaker: Spreaker: Mr. Nelson

 Segui il mio podcast su Spreaker: Prince, Rogers&me: Spreaker: Prince, Rogers&me

 Segui il mio podcast su Apple Podcast: Prince: a beautiful trip

Segui il mio podcast su Apple podcast: Apple podcast: Prince Rogers&me

LAST STUFF

Prince and Neal: an amazing interview (part A)

Ed eccoci all’intervista vera e propria.

La chiacchierata, la lunga chiacchierata tra Prince e Neal Karlen, avvenuta al piano di sotto della Purple House.

Nel cuore del basement della Purple House.

Quello, a dire il vero, era stato lo scopo reale del loro incontro, quello intorno al quale Neal ha poi costruito un vero e proprio documentario.

Un preziosissimo documentario su quello che Prince era nel 1985. Un unicum, nel suo genere.

Nella parte finale del suo racconto troviamo questa lunghissima chiacchierata.

Avvenuta in una stanza attigua alla camera da letto di Prince. Accanto al suo studio di registrazione. Hanno discusso a lungo,  quei due, restandosene seduti dentro il cuore del mondo di Prince.

Tutto raggruppato in un basement, come sempre.

Lo stesso luogo in cui aveva registrato 1999, Purple Rain e la quasi totalità della sua musica di quegli anni. In compagnia della sola Susan Rogers, che lo affiancava notte e giorno, adeguandosi ai suoi ritmi quasi disumani.

Analizziamo il testo di questa intervista. Lo dividerò in tre parti.

Siamo nel 1985: uno dei tanti anni-chiave nella vita di Prince. Uno di quelli che spesso precedevano anche una metamorfosi. Una delle sue tante.

Stava anche per iniziare il periodo folle che lo avrebbe visto lavorare su cinque album diversi tra loro. E su progetti cinematografici. E sul lavoro di band da lui protette per le quali era stato capace di registrare tutte le tracce di un album. Una per una, strumento per strumento.

Contemporaneamente.

Quello sarebbe stato anche l’inizio di un anno in cui Prince avrebbe rovesciato come un guanto tutta la sua vita.

Aveva bisogno di fare il punto della situazione. Di mettere sotto la lente di ingrandimento l’attuale stato dell’arte. Della sua arte.

L’intervista che segue ha avuto anche questo scopo: far capire la direzione del suo percorso. Far capire da dove era arrivato e dove intendeva arrivare.

Inviare dei messaggi a chi avrebbe dovuto capire. Prince, infatti, non faceva mai nulla per caso. Non diceva mai nulla per caso. E questa lunga intervista ne è la prova. Molte cose sono da cercare direttamente tra le righe del discorso.

Dei non-detto che dicono molto. Moltissimo. A leggerle ora, appaiono per quello che erano: delle profezie.

Cominciamo con l’analisi:

Why have you decided that now is the time to talk?

(come mai hai deciso che proprio ora è il momento di parlare? – gli chiede Neal:)

There have been a lot of things said about me, and a lot of them are wrong. There have been a lot of contradictions. I don’t mind criticism, I just don’t like lies. I feel I’ve been very honest in my work and my life, and it’s hard to tolerate people telling such barefaced lies

(sono state dette su di me un mucchio di cose e per la gran parte erano sbagliate; ci sono state molte contraddizioni; non mi danno fastidio le critiche, semplicemente, non mi piacciono le bugie; sento di essere stato molto onesto all’interno del mio lavoro e della mia vita ed è difficile tollerare che le persone dicano bugie così sfacciate)

Ecco un primo tema che si farà sempre più spazio tra i temi princiani: l’ossessione per la verità. Da un certo momento in poi la parola sarà sempre scritta con la lettera maiuscola.

Do you read most of what’s been written about you?

(leggi la gran parte di ciò che è stato scritto su di te?)

A little, not much. Sometimes someone will pass along a funny one. I just wrote a song called “Hello,” which is going to be on the flip side of “Pop Life.” It says at the end, “Life is cruel enough without cruel words.” I get a lot of cruel words. A lot of people do

(una parte, non molto: a volte qualcuno ne tira fuori una divertente; ho appena scritto un brano intitolato “Hello”, che sarà la b-side di “Pop Life”; alla fine dice: “la vita è crudele abbastanza (anche) senza parole crudeli”; ricevo molte parole crudeli, molte persone lo fanno)

Siamo nel 1985, ma i pilastri del suo pensiero ci sono già tutti: l’ossessione per la verità, come già detto e l’ossessione per quello che le persone dicevano di lui.

Non è affatto vero che Prince leggeva “a little” di ciò che gli altri scrivevano, parlando di lui.

Prince non perdeva neppure una riga degli articoli che venivano scritti e pubblicati a proposito della sua musica e della sua vita.

E questo sarebbe rimasto costante fino alla sua ultima settimana di vita: nella cronologia del suo computer portatile la polizia ha trovato gli indirizzi dei siti di riviste di critica musicale, di pagine culturali dei quotidiani che lui controllava quotidianamente, metodicamente, per sapere cosa si dicesse delle cose che faceva.

I saw critics be so critical of Stevie Wonder when he made journey through the Secret World of Plants. Stevie has done so many great songs, and for people to say: “You missed, don’t do that, go back” – well, I would never say: “Stevie Wonder, you missed.” [Prince puts the Wonder album on the turntable, plays a cut, then puts on Miles Davis’ new album.] Or Miles. Critics are going to say, “Ah, Miles done went off.” Why say that? Why even tell Miles he went off? You know, if you don’t like it, don’t talk about it. Go buy another record!

(ho visto i critici essere così aggressivi nei confronti di Stevie Wonder, quando ha compiuto il viaggio attraverso Secret World of Plants; Stevie ha creato così tante grandi canzoni che la gente dice: “Ti sei perso, non farlo, torna indietro!” – bene, io non direi mai: “Stevie Wonder, ti sei perso!” [Prince mette sul giradischi l’album di Wonder, suona un brano, poi mette su il nuovo album di Miles Davis] oppure Miles; i critici diranno: “Ah, Miles se n’è andato”; perché dire una cosa del genere? perché dire a Miles che è sparito? se non ti piace, non ne parlare; vai a comprarti un altro disco!)

Questa è la premessa che Prince fa, per arrivare a parlare – poco sotto – delle critiche uscite sulla stampa a proposito dell’ultimo disco che aveva appena pubblicato, Around the World in a Day, radicalmente (e necessariamente diverso, secondo lui) da Purple Rain.

Not long ago I talked to George Clinton, a man who knows and has done so much for funk. George told me how much he liked Around the World in a Day. You know how much more his words meant than those from some mamma-jamma wearing glasses and an alligator shirt behind a typewriter?

(non molto tempo fa ho parlato con George Clinton, un uomo che conosce il funk ed ha fatto così tanto per lui; George mi ha detto quanto gli fosse piaciuto Around the World in a Day; sai quanto quelle parole abbiano significato [per me] rispetto a quelle che arrivano da certi figli di puttana che portano gli occhiali e una maglietta col coccodrillo [standosene] dietro una macchina da scrivere?)

Tutto chiaro, no? Non si era affatto risentito per quelle critiche.

Do you hate rock critics? Do you think they’re afraid of you?

(provi odio verso i critici del rock? pensi che abbiano paura di te?)

[Laughs] No, it’s no big deal. Hey, I’m afraid of them! One time early in my career, I got into a fight with a New York writer, this real skinny cat, a real sidewinder. He said, “I’ll tell you a secret, Prince. Writers write for other writers, and a lot of time it’s more fun to be nasty.” I just looked at him. But when I really thought about it and put myself in his shoes, I realized that’s what he had to do. I could see his point. They can do whatever they want. And me, too. I can paint whatever picture I want with my albums. And I can try to instill that in every act I’ve ever worked with

([ride] no, non è un grosso problema; hey, io ho paura di loro! una volta, all’inizio della mia carriera, ho litigato con un giornalista di NY, questo vero e proprio morto di fame, questo vero e proprio serpente a sonagli; ha detto: “Ti rivelerò un segreto, Prince. Gli scrittori scrivono per gli altri scrittori e molte volte essere cattivi è più divertente”; l’ho appena guardato, ma quando ho davvero pensato a quello che aveva detto e mi sono messo nelle sue scarpe, ho capito che era quello che doveva fare, ho potuto capire il suo punto di vista: loro possono fare tutto quello che vogliono; e anche io; posso dipingere qualunque immagine io voglia con i miei album e posso provare ad instillarlo in ogni gesto su cui io abbia mai lavorato)

Altro punto importante che appare evidente da queste dichiarazioni: la polemica eterna ed infinita di Prince contro tutti i critici. Quella stessa polemica che – di lì a poco – lo avrebbe portato a regolamentare e a gestire ogni istante di ogni singola intervista.

Quando avrebbe deciso di darne, ovviamente.

What picture were you painting with ‘Around the World in a Day’?

(quale immagine stavi dipingendo con Around the World in a Day?)

[Laughs] I’ve heard some people say that I’m not talking about anything on this record. And what a lot of other people get wrong about the record is that I’m not trying to be this great visionary wizard. “Paisley Park is in everybody’s heart”. It’s not just something that I have the keys to. I was trying to say something about looking inside oneself to find perfection. Perfection is in everyone. Nobody’s perfect, but they can be. We may never reach that, but it’s better to strive than not

([ride]: ho sentito un po’ di gente dire che in questo disco non sto parlando di nulla; e quello su cui molte altre persone sbagliano riguardo al disco è [quando dicono] che io non sia cercando di essere un grande mago visionario; “Paisley Park is in everybody’s heart”; non si tratta soltanto di qualcosa di cui posseggo le chiavi; stavo provando a dire qualcosa che riguardava il fatto di guardarsi dentro alla ricerca della perfezione; la perfezione è dentro ognuno di noi; nessuno è perfetto, ma potrebbe esserlo; potrebbe trattarsi di qualcosa che non raggiungeremo mai, ma è preferibile sforzarsi, piuttosto che non farlo)

Sounds religious.

(ha l’aria di qualcosa di religioso)

As far as that goes, let me tell you a story about Wendy. We had to fly somewhere at the beginning of the tour, and Wendy is deathly afraid of flying. She got on the plane and really freaked. I was scared for her. I tried to calm her down with jokes, but it didn’t work. I thought about it and said: “Do you believe in God?” She said yes. I said, “Do you trust him?” and she said she did. Then I asked, “So why are you afraid to fly?” She started laughing and said:  “Okay, okay, okay.” Flying still bothers her a bit, but she knows where it is and she doesn’t get freaked

(a proposito di questo, lascia che io ti racconti una storia che ha a che fare con Wendy; dovevamo volare da qualche parte, all’inizio del tour e Wendy è spaventata a morte dalla paura di volare; sale sull’aereo ed è davvero terrorizzata;; ero spaventato per lei; ho provato a calmarla con qualche battuta, ma non aveva funzionato; ci ho pensato su e le ho detto: “Credi in Dio?”; lei mi ha risposto di sì; “Hai fiducia in lui?” E lei mi ha risposto che ne aveva; poi le ho chiesto: “E allora perché ha paura di volare?”; lei ha cominciato a ridere ed ha detto: “Okay, okay, okay”; volare le dà ancora un po’ fastidio, ma lei sa dov’è e non si spaventa)

Arriva ora una delle più belle dichiarazioni di Prince, a proposito del suo rapporto con Dio.

It’s just so nice to know that there is someone and someplace else. And if we’re wrong, and I’m wrong, and there is nothing, then big deal! But the whole life I just spent, I at least had some reason to spend it

(è semplicemente così piacevole sapere che c’è qualcuno e che si trova da qualche parte; e se per caso ci sbagliassimo e se io mi sbagliassi e non c’è nulla, allora che grande problema! ma l’intera vita che ho appena trascorso, almeno ha avuto qualche motivo per spenderla)

When you talk abut God, which God are you talking about? The Christian God? Jewish? Buddhist? Is there any God in particular you have in mind?

(quando parli di Dio, di quale Dio stai parlando? di quello cristiano? di quello ebreo? dei buddisti? è un dio specifico, quello che hai in mente?)

Yes, very much so. A while back, I had an experience that changed me and made me feel differently about how and what and how I acted toward people. I’m going to make a film about it – not the next one, but the one after that. I’ve wanted to make it for three years now. Don’t get me wrong – I’m still as wild as I was. I’m just funneling it in a different direction. And now I analyze things so much that sometimes I can’t shut off my brain and it hurts. That’s what the movie will be about”

(sì, sono davvero tanti; un po’ di tempo fa ho avuto un’esperienza che mi ha cambiato e che mi ha fatto sentire diversamente riguardo al come ho agito, a quello che ho compiuto ed al modo in cui mi sono comportato nei confronti delle persone; sto per realizzare un film su questo argomento – non il prossimo, ma quello successivo rispetto a questo; ho cercato di metterlo insieme da tre anni a questa parte; non fraintendermi: continuo ad essere selvaggio come sono stato; sto solo incanalando tutto questo in una direzione diversa; e adesso analizzo le cose a tal punto che a volte non riesco a spegnere il cervello e questo fa male; ecco di cosa parlerà il film)

Ma non hai risposto alla domanda che Neal ti ha appena fatto su Dio, Prince. Come ti è capitato spesso: hai svicolato, per non rispondere.

What was the experience that changed you?

(qual è stata l’esperienza che ti ha cambiato?)

Neal prova a riportarlo sulla domanda rimasta senza risposta. E Prince svicola di nuovo. Ma (ed è una delle poche volte in cui lo fa in modo esplicito) subito dopo si arrischia anche a fare dei riferimenti alla sua depressione. Alla malattia che lo ha bloccato per un po’.

“I don’t really want to get into it specifically. During the Dirty Mind period, I would go into fits of depression and get physically ill. I would have to call people to help get me out of it. I don’t do that anymore

(non voglio davvero addentrarmi nell’argomento in modo specifico; durante il periodo Dirty Mind avevo delle crisi depressive e mi sono ammalato fisicamente; avrei chiamato le persone affinché mi dessero una mano per venirne fuori: non lo faccio più)

What were you depressed about?

(per cosa eri depresso?)

A lot had to do with the band’s situation, the fact that I couldn’t make people in the band understand how great we could all be together if we all played our part. A lot had to do with being in love with someone and not getting any love back. And there was the fact that I didn’t talk much with my father and sister. Anyway, a lot of things happened in this two-day period, but I don’t want to get into it right now

(molto aveva a che fare con la situazione della band, il fatto che io non riuscissi a far capire a quelli della band quanto grandiosi avremmo potuto essere tutti insieme se ognuno di noi avesse fatto la propria parte; molto aveva a che fare con il fatto di essere innamorato senza essere corrisposto in alcun modo; e c’era il fatto che non parlavo molto con mio padre e mia sorella; comunque, sono successe un sacco di cose in questi due giorni, ma non voglio entrare nell’argomento in questo momento)

How’d you get over it?

(in che modo sei riuscito a superarlo?)

That’s what the movie’s going to be about. Paisley Park is the only way I can say I got over it now. Paisley Park is the place one should find in oneself, where one can go when one is alone

(ecco di cosa parlerà il film; Paisley Park  è l’unico modo in cui posso dire di averlo superato in questo momento; Paisley Park è quel posto in cui dovremmo trovarci bene con noi stessi, il luogo in cui possiamo andare quando siamo soli)

Come ha fatto notare lo stesso Neal Karlen nel libro che ha scritto dopo la morte di Prince, queste parole – lette ora – assumono un sapore vagamente sinistro.

A Paisley Prince è morto maledettamente solo.

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marialetiziacerica

Writer & Blogger

Considered an invitation do introduced sufficient understood instrument it. Of decisively friendship in as collecting at. No affixed be husband ye females brother garrets proceed. Least child who seven happy yet balls young. Discovery sweetness principle discourse shameless bed one excellent. Sentiments of surrounded friendship dispatched connection is he. Me or produce besides hastily up as pleased. 

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Lillian Morgan

Endeavor bachelor but add eat pleasure doubtful sociable. Age forming covered you entered the examine. Blessing scarcely confined her contempt wondered shy.

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Dream Life in Paris

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