“Joint 2 Joint” è la settima traccia del secondo disco compreso all’interno del trittico di Emancipation.
Un brano che – come dichiara lo stesso Prince all’interno di una intervista in cui stava spiegando il modo in cui componeva i suoi brani – contiene cinque diverse e distinte lines, ognuna con un’anima diversa, con caratteristiche ben definite.
Oltre a ciò, in questa canzone compaiono molti “pezzi di vita reale”, quei samples che Prince registrava dalla vita vera e che venivano spesso da lui inseriti all’interno delle canzoni.
Quali sono i samples di vita vera che troviamo qui? Il suono di un ballerino che esegue passi di tip tap, Prince, registrato mentre mangia i cereali, la voce del suo autista (o si tratta sempre della sua voce?, io propendo per questa seconda ipotesi), i rumori del traffico registrati mentre, all’interno della sua macchina, Prince è al telefono con qualcuno a cui tiene molto, con ogni probabilità Mayte, mentre cerca di farsi perdonare per qualche suo comportamento scorretto ed è intento ad ottenere il suo perdono e, già che c’è, magari a strappare anche un appuntamento con lei.
Prince ha registrato questa canzone all’inizio del 1996, a Paisley Park.
Ha suonato lui tutto quanto, ha cantato lui tutto quanto, quindi come accadeva quasi sempre, si è imposto come protagonista assoluto della traccia, fatta eccezione per poche cose che emergono in questa canzone: lo “spoken word”, un sample di Ninety-9, registrato nel 1993, la performance di tip-tap, eseguita da Savion Glover, gli “scratches” che accompagnano la parte “rappata”, a cura di Michael Mac e la voce dell’autista di Prince (sempre che del suo autista si tratti, effettivamente).
Negli anni successivi Prince non ha mai eseguito questa canzone, né in tour, né nel corso di uno show. È restata confinata all’interno di questo triplo album.
Il sito 500princesongs.com ne parla come di una sorta di esperimento giocato da Prince insieme al suo ingegnere del suono:
“Comunque sia stato creato, “Joint 2 Joint” è sicuramente la traccia più sperimentale dell’album. Ma non si riuscirebbe a capirlo dai primi due minuti, che iniziano come la tariffa standard di Emancipation-by-numbers, un nightclub che tira fuori piacevoli, ma prevedibili brani RnB. Poi, proprio nel momento in cui i tuoi occhi si appannano, vieni invitato al primo piano, dove si tengono gli spettacoli dal vivo. Poet-99 si aggiorna dalla sua solita campionatura di due parole in una performance vocale completa […] e condivide il conto con rocker e ballerini di tip tap secondo il vero spirito dell’eclettismo degli anni Novanta. Una porta sulla parete che sta in fondo ti attira ulteriormente nella tana del coniglio ed al secondo piano l’atmosfera si carica di una tinta più scura. Passando accanto alle fruste, alle catene, ai lamenti di un party fetish, tu trovi Prince nella stanza sul retro, mentre mangia i suoi cereali. Un boss dispiaciuto, colto alla sprovvista. Segue una frettolosa ritirata e l’ultimo minuto è dedicato alla corsa mattutina in taxi verso casa, all’interno della quale tu rimani a chiederti cosa diavolo sia appena accaduto”.
Ecco come invece ne parla Ben Greenman, nel suo “Purple Life”:
“[Joint 2 Joint]: si tratta di una saga carnale, annunciata come tale subito in apertura dalla voce femminile campionata: ‘Sex me’. Prince risponde raddoppiando la posta: “if we’re ever naked in the same machine’ – canta – ‘I’m gonna lick it joint 2 joint’ ” (‘se mai ci trovassimo nudi nello stesso macchinario/lo leccherò, baby, giunto per giunto’). Ma appena ha finito di dichiararsi come un’abbastanza convenzionale canzone a tema erotico,“Joint 2 Joint” comincia a rovesciare la premessa. Trascorrono due minuti ed arriva un break di rap, offerto da Ninety-9. Passa il terzo minuto ed ecco un assolo di tap-dance – sì, un assolo di tap dance – di Savion Glover. Poi la faccenda si fa strana davvero: le tastiere inseriscono un registro di basso profondo, la melodia è trasformata da paurosi accordi in modo minore e Prince va per aria, da intendersi sia per il falsetto che per la trama della canzone. Lui e la sua amica finiscono in camera da letto, dove lui le accarezza i ‘nappy hair’, i capelli crespi, suscitandone ‘sweet gipsy moan’, dolci gemiti zingareschi (rappresentati da un’orgasmica esplosione di chitarra). La canzone fa quindi un balzo in avanti nel tempo, al mattino dopo; Prince scende a fare colazione accompagnato da effetti sonori (scrocchio di cereali) e da una riflessione sui cereali stessi (consiglia un abbinamento con latte di soia) e sulla sua compagna di giochi (teme che abbia messo gli occhi sui suoi soldi). Verso la fine della canzone, Prince sale in auto, fa una telefonata. Chiama Mayte per chiederle un appuntamento. […] a fare tutto, tranne il rap ed il tap, è Prince: dalla gommosa linea di basso funky, alle tastiere spaziali, ai cori, che a volte si trovano ammassati in senso orizzontale come i ranghi di un esercito invasore e altre volte sono innalzati fino ai timpani del mix. “Joint 2 Joint” è svariante, virtuosistica, bislacca ed è una meraviglia, dall’inizio alla fine”.
Fonti:
- Ben Greenman “Purple Life”
- princevault.com
- 500princesongs.com
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