
(Live at Masonic Hall, Detroit, 1 December 1982)
“This performance is just one of a kind he just brought the audience to his bedroom down in the basement, freaky, intimate and erotic, just a genius performer, the piano sounds like a silk sheet, the base is just funky and on the spot his voice is just divine”.
(YouTube: commento postato sotto una versione live di questo brano risalente al 1982)

Amo moltissimo il live di “Do Me, Baby”, quello posto all’interno della riedizione De Luxe di 1999, pubblicata nel 2019: per tutta la durata del brano si sentono (ininterrottamente) grida di ragazze estasiate che chiamano Prince, lo invocano, cercando di attirare la sua attenzione.

Ogni volta che passa davanti al pubblico, gli si stende davanti un tappeto rosso sonoro di voci femminili, che lo implorano e lo acclamano.
(in uno dei video di questo brano, registrato nel 1982, Prince fa un accenno di spogliarello ed invita le ragazze, ammiccando verso di loro: un vero e proprio delirio ormonale, da una parte e dall’altra)







Una registrazione, questa pubblicata di recente – realizzata a Detroit al Masonic Hall – che spiega senza mezzi termini lo stato dell’arte della carriera del Nostro, nell’Anno di Grazia del Signore 1982.
Si percepisce distintamente quanto i fan amassero quel ragazzo, così prodigiosamente seduttivo e coinvolgente.
Già il titolo di quell’album – in cui “Do me, baby” era contenuto – avrebbe dovuto mettere sull’avviso tutte noi brave ragazze: Controversy.
(dibattito, controversia, querelle, conflitto, disputa, polemica: un vespaio che in quegli anni nasceva e si animava anche solo quando lui compariva sulla scena)
(e quando lui compariva sulla scena, non ce n’era più: per nessun altro)
Il contenuto hot di tutto quell’album, Controversy (se non ci era già riuscita buona parte del materiale scandaloso presente nei dischi pubblicati in precedenza) avrebbe dovuto farci girare prudentemente sui tacchi, prendere una strada più consona a ragazze come si deve. Metterci in salvo dalla perdizione.
E invece no!
Testardamente, abbiamo deciso di andare avanti e, una volta arrivate a questo brano, il terzo della track list, abbiamo avuto davanti a noi il baratro emozionante/travolgente della seduzione.
E ci siamo tuffate a capofitto. Senza esitare.
È lì che è iniziato tutto quanto. È lì che possiamo individuare il Nostro Personalissimo Big Bang Princiano.
(che non è mai terminato, a dire il vero: continua ad espandersi intorno a noi, proprio come fa l’intero universo)
Torniamo alla nostra canzone registrata dal vivo.
“Do me, baby”.
Prima che venga eseguita davanti al pubblico, in quella sera di dicembre del 1982.
“Do Me, Baby” ha una storia lunga, infatti.
Nasce nel 1978. E non arriva da Prince, ma dal suo amico del cuore di quegli anni, Andre Cymone: quello stesso che lo aveva accolto in casa sua quando, a dodici anni circa, Prince non aveva avuto più un luogo dove andare a dormire.
È Andre che la scrive e la registra insieme a Pepe Williams, nel febbraio del 1978, in uno studio di registrazione a NY. Prince, semplicemente, poco tempo dopo, acquista da Andre i diritti e se la intesta, dopo aver aggiunto la parte dei testi.
Aveva registrato una prima versione di questo brano, che sarebbe dovuta entrare all’interno dell’album Prince, ma poi l’aveva scartata e messa da parte.
Tra la primavera e l’estate del 1981 crea una seconda versione, all’interno del suo Kiowa Trail Home Studio a Chanhassen (lo studio di registrazione che si trovava dentro la Purple House, al piano di sotto).
Prince suona da solo tutti gli strumenti, come quasi sempre accadeva in quegli anni.
(e come accade quasi sempre, quando si tratta delle sue canzoni)
Le sovraincisioni vengono realizzate successivamente al Sunset Sound di Hollywood, come avviene per tutti i brani creati prima della realizzazione dei Paisley Park Studios a Minneapolis.
Prince amava molto questa canzone: l’ha cantata anche nel corso del suo ultimo concerto, ad Atlanta, il 14 aprile del 2016, durante il primo spettacolo.
Negli anni, è stata eseguita all’interno di quasi tutti i suoi tour, dal 1981 in poi.
Una canzone importante, dunque.
Un punto di snodo, all’interno del suo percorso stilistico. Ecco cosa scrive, in proposito, la pagina “365 Prince Songs in a Year”:
«“Do, Me, Baby” […] established Mr. Nelson as a musician who, with just a few whispered words (and maybe a well placed scream), wormed his way right into bed with you and your partners»
(beh, certamente sarà stato uno degli obiettivi che Mr. Nelson si era proposto con questa canzone: infilarsi direttamente nel letto dei fan e dei loro partner, sollecitandoli con le sue parole sussurrate ed i suoi gridolini ben studiati)
Questo brano non si impone solo per il modo in cui Prince suona la chitarra o per le sue allusioni sessuali chiare e tonde, ma sono comparse già tutte ben schierate le strutture ricorrenti del repertorio seduttivo di Prince: urla e gemiti compresi. C’è però un aspetto che rende questa canzone diversa, rispetto allo sterminato repertorio della musica black, che imponeva una presenza maschile quasi dominante, quasi aggressiva: Prince si pone qui come persona che non nasconde affatto la sua fragilità. La stessa richiesta finale di essere trattenuto, sta lì a dimostrarlo.
Una novità assoluta per quegli anni, come nota il medesimo sito.
«The blatantly sensual song is not only notable for kicking of Prince’s lengthy string of sensual slow grinders, but it was also one of the first times listeners heard Prince’s full repertoire of coos, screams and assorted vocal tics. Since Prince’s death, it has been noted that many of the sexual songs he wrote portrayed his female partner as the aggressor, and “Do me baby” is a prime example of that. In an era when R&B singers such as Teddy Pendergrass were aggressive and traditionally masculine, the vulnerability Prince shows throughout the song was novel. His song-ending request to be held is not something you’d normally expect to hear from a heterosexual male singer».
In effetti, ha tutta l’apparenza (almeno all’inizio) della canzone in cui lui cerca di arrivare in fondo alla sua opera di seduzione di una lei, pronta ad arrendersi.
Ecco alcuni passaggi del testo:
Here we are in this big ol’ empty room/Staring each other down/You want me just as much as I want you/Let’s stop fooling around/Take me, baby, kiss me all over/Play with my love, ooh/Bring out what’s been in me for far to long/Baby, you know that’s all I’ve been dreaming of
Inutile perdere tempo a fissarsi negli occhi, all’interno di questa stanza vuota (empty room: se ne sarebbe riparlato presto, ma in ben altri termini), basta prendersi in giro, vediamo di arrivare dritti al punto, che è quello di dare fondo al desiderio di entrambi.
(e qui parte il repertorio – studiatissimo – delle sdolcinatezze princiane assortite)
Do me, baby, like you never done before/Ooh, give it to me ’til I just can’t take no more/Come on and do me, baby, like you never done before/Ooh, I want you now, I just/can’t wait no more, can’t wait, oh/Here we are looking for a reason/For you to lay me down/For a love like ours is never out of season/So baby, please stop teasing me/Ooh, what you do, I can never love no other/You’re the best I ever had, ooh/Whenever we’re not close to one another/I just want you so bad
(…poi, per favore, smettila una buona volta di stuzzicarmi…non potrei mai amare un’altra che non fosse te, sei la migliore che io abbia mai avuto e sento la tua mancanza, specie quando siamo lontani l’uno dall’altra)
(ma, ammettiamolo, cosa si può volere di più da lui, poveretto?)
E poi c’è quella parte conclusiva – che nel brano registrato in studio è molto più drammatica – con la richiesta di calore e vicinanza. Con l’ammissione di fragilità.
I’m so cold
Just hold me, oh
(ho tanto freddo: stringimi, abbracciami, coprimi per scaldarmi, ti prego)
Fonti:
- princevault.com
- 365 Prince Songs in a Year (diffuser.fm)
- YouTube
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