
Proviamo ad immaginarlo: lì, seduto, da solo, davanti al board della sala A di registrazione, dentro Paisley Park.
Il suo guscio preferito.

Lui ed una chitarra acustica in mano, pronto a creare intrecci preziosi con quelle corde.
Lui ed il suo microfono personale che penzola, pronto a registrare la sua preziosa ed unica voce.
“Dionne” fa parte dell’album The Truth.
Un disco più o meno unplugged, questo The Thruth, che lui realizza immediatamente dopo la fatica tripla di Emancipation.
(anche se viene pubblicato solo un anno dopo, allegato in regalo a chi avesse preordinato Crystal Ball)
(la seconda tripla fatica di Prince, in quegli anni)
1996-1997, quindi, le date della registrazione di questo album.
Che arriva soltanto pochi mesi dopo la perdita di Amiir.
Come ha dichiarato successivamente in una intervista, Prince ha realizzato quasi tutto quel disco, standosene seduto lì, davanti al board. Di notte. Registrando da solo.
Un unplugged, quasi. Non ci sono stati grossi altri interventi (se non sporadici) di altri strumenti.
Non ci sono state molte sovraincisioni.
(al massimo un gallo che canta, come si sente alla fine di questo brano)
Solo lui ed una chitarra acustica. Solo lui e le mille voci dei cori.
(che poi sono fatti sempre e solo da lui)
A volte – lo sappiamo – Prince amava fare il gigione. Questa è una canzone in cui lo fa.
Gigioneggia. Dall’inizio alla fine.
Questa è una canzone deliziosa, leggera e scherzosa: la amerete senz’altro, ascoltandola con attenzione, forse tanto quanto la amo io.
Prince non l’ha mai eseguita dal vivo.
L’ha registrata solo soletto nel dicembre del 1996, nel pieno della bufera tremenda che aveva appena investito la sua vita e nel pieno del tour-de-force che lo aveva coinvolto in quelle settimane della presentazione a mezzo mondo (televisioni e giornalisti della carta stampata) del nuovo disco, Emancipation.
Il disco della riconquistata libertà.
Nonostante tutto ciò, nei ritagli (?) di tempo, egli si mette al lavoro e crea l’album The Truth, in pochissime settimane.
“Dionne” è la quinta traccia di questo album.
Durante un “? of the week”, organizzato sul sito Love4oneanother.com nel 1999, una fan (che si era firmata proprio come Dionne) aveva chiesto a Prince quale fosse stata l’ispirazione alla base di questo brano.
E lui aveva risposto così:
«Dionne lives in London and knows quite well the heart she broke. All Dionnes r heartbreakers!»
(«Dionne vive a Londra e conosce abbastanza bene il cuore che ha spezzato. Tutte le Dionne sono rubacuori!»)
In realtà la Dionne cui fa riferimento il titolo – la cantante Dionne Farris – (alla quale era stato inviato un nastro con il brano registrato), viveva nel New Jersey ed il brano, con ogni probabilità, era dedicato a lei o, quanto meno, era stato scritto pensando a lei.

In un’altra canzone di Prince (“One of Your Tears”, appartenente sempre a The Truth) c’è un verso che dice: “Did U get the tape Eye sent U, Eye Thought it be better in a song”, facendo allusione a tutta questa storia.
“Dionne”, dunque.
Una canzone piena di quelli che in latino si chiamerebbero congiuntivi potenziali o, addirittura, congiuntivi ottativi/desiderativi.
(desiderio realizzabile o irrealizzabile? e – semmai – nel presente o nel passato? chi può dirlo?)
“Dionne, you should have held my hand/you should have let me be your man”.

(mia cara, adorata Dionne [che te possino!, aggiungeremmo noi povere comuni mortali] avresti dovuto tenermi la mano, avresti dovuto permettermi di essere il tuo uomo!)
(…ma che ti è saltato in mente, cara Dionne: lasciarlo andare in questo modo, senza tanti complimenti, ma che diamine!)
“You should have closed your eyes/you should have held on with both hands to your prize”.

(ora, va bene l’allusione al chiudere gli occhi: l’amore, l’estasi e tutto quello che vogliamo – (se si tratta di lui va bene tutto) – ma quale “premio” sarà stato mai quello da tenere stretto con entrambe le mani? cosa avrà voluto dire Prince? cose da screanzati oppure no? mah!)
“I could have been the one/I could have shown you the Champs-Elisées under the sun”.
(è ovvio che – se tu avessi, mia cara Dionne, fatto la scelta giusta! – sarebbe stato lui, l’unico uomo per te ed è ugualmente ovvio, carissima Dionne, che ci sarebbe stato da qualche parte il vostro posticino, magari gli Champs-Elisées, da farti vedere, tutto per voi due, sotto il sole, benedetta Dionne!)
“I could have whispered your name/I could have whispered your name only for fun!”
(ed è altrettanto ovvio che lui (Prince) avrebbe sussurrato il tuo nome (cara la nostra Dionne) solo per prenderti un po’ in giro, per divertirsi, ma no! tu hai preferito lasciarlo andare, cara la nostra ragazza!)
“We could have shared a martini/we could have danced to Mancini, ’til dawn/I should have broke down and kissed you/ I should…”

(ma quante cose avreste potuto fare, voi due a Parigi, oltre a bere un martini e tirare fino all’alba, ballando insieme da Mancini?)

(però, anche lui avrebbe dovuto quanto meno darsi una mossa ed ammollarti finalmente quel bacio, ma non lo ha fatto, il timidone!)
(scatta qui il canto del gallo, che si sta appena svegliando, mentre voi due, se tutto fosse andato come sarebbe dovuto andare, ve ne sareste andati finalmente a dormire, maybe…)
(resterebbe in sospeso nel finale un I should have, sussurrato, ma tutto da completare, a piacimento di ognuna di noi)

“I just miss you”
(conclude questo povero ragazzo, sedotto e abbandonato malamente, ridotto ormai ad una larva solitaria)
Da Dionne.
Fonti: princevault.com
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